Politica economica lontana anni luce dai cittadini

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Signori ministri,
signori deputati

Nonostante tutti i numeri,
nonostante tutti i dati di fatto,
nonostante le urla e la disperazione della popolazione,
si persevera in una politica economica dettata da logiche che sono lontane anni luce dal perseguire il benessere di tutti i cittadini italiani.

Le politiche economiche sino ad oggi adottate dal governo del Partito Unico,
l’unico vero attore politico dell’ultimo ventennio in questo Paese,
sono capaci di percorrere solo 2 direzioni:
o tagliare i servizi dei cittadini
o aumentare le tasse.
Nient’altro che un suicidio assistito della nostra Italia.
L’alternativa c’è. Si possono aumentare i servizi ai cittadini aggredendo le rendite di posizione, eliminando le poltrone inutili, distribuendo i vantaggi offerti da un economia di mercato in ostaggio della corruzione,
e dei fili che legano molti dei politici di lungo corso,
come voi,
alle banche e alle poche aziende privilegiate del sistema economico italiano.

Per questo non vi sono rimaste altro che le parole,
per nascondere il grosso vuoto delle vostre proposte.
Parole adoperate come armi
per confondere, per falsificare la realtà,
per imbrogliare il cittadino in sostanza,
parole che vogliono garantire un loop democratico affinchè i cambi di governo, il valzer dei nomi, le finte contrapposizioni, mantengano sempre gli stessi interessi al potere.

E’ per questo che chiamate Riforme, le operazioni di tagli alla spesa per pensioni, sanità, scuola, ricerca, università e servizi pubblici,
pretendendo poi qualità ed efficienza che mai potremmo avere in questo modo .
E’ come se volessimo insegnare a nuotare ad un bambino facendolo allenare in uno stagno che abbiamo preventivamente prosciugato; probabilmente non diventerà ne un campione olimpionico, ne imparerà mai a nuotare.

Sotto il nome, anch’esso apparentemente positivo e nobilitante, di “tirocinio” noi leggiamo un ennesimo attacco ai diritti e alla dignità del lavoro, mortificanti per i giovani, in quanto il “tirocinio” prevede un indennità di 300 euro mensili.
Come fate a non provare vergogna nello scrivere queste cose, voi che non riuscite neanche a dimezzarvi
“le vostre”
di indennità di Parlamentare.

Ma la vera perla di saggezza , uno dei tanti salti carpiati del documento di economia e finanza la ritroviamo quando, nell’affrontare il tema della disoccupazione giovanile in Italia, si afferma “L’Italia ha bisogno di investire nei suoi talenti, e per questo la mobilità sociale e geografica diventano le migliori alleate, non solo all’interno del Paese, ma anche e soprattutto nel più ampio orizzonte del mercato del lavoro europeo e globale”. Fermo restando che la mobilità sociale è quanto di più auspicabile possa esserci, ci pare di intravedere nell’espressione “mobilità geografica” un invito, neanche troppo celato, ad andare all’estero e a cercare fuori dall’Italia quell’occupazione che il nostro Paese non può più offrire.

Mentre si costruisce un castello di carte con le parole, mentre si adoperano tutti gli strumenti della manipolazione per nascondere il corpo del reato, si procede, al sistematico smantellamento del settore istruzione, ricerca e cultura per coltivare l’ignoranza, condannando i cittadini alla disoccupazione, affinchè diventino facile preda del clientelismo, della raccomandazione politica, del ricatto occupazionale;
minando le libertà individuali e la costruzione di un pensiero critico e consapevole,
tanto indispensabile in una democrazia matura.

Nel 1990 l’Italia spendeva per la scuola il 10,3% dell’intera spesa pubblica e dopo quasi un ventennio, nel 2008, sono stati sottratti alla scuola 80 miliardi di euro.
Ma non bastava.
Era necessario sferrare il colpo di grazia e nell’ultima legislatura si sono sottratti alla scuola 7,8 miliardi,
personale giovane e di lungo corso,
ed ore del tempo scuola agli studenti italiani.
Il ministro Carozza ha dichiarato di volere prevedere un piano pluriennale di esaurimento delle graduatorie per eliminare la precarietà dalla scuola, ma nel Documento di Economia e Finanza il problema del precariato scolastico ed universitario è affrontato molto superficialmente senza la volontà di pervenire ad una soluzione definitiva.

Non si è mai sottolineato a sufficienza, con provvedimenti concreti , l’importanza che gli investimenti nel settore istruzione, ricerca e cultura, avrebbero, non soltanto nel contesto sociale, ma anche in quello economico,
soprattutto in un’ottica di medio e lungo periodo,
perseguendo qualità e il raggiungimento degli standard europei.
Non basta,
come fa il presidente Letta,
dichiarare che non ci saranno ulteriori tagli.

La scarsa attenzione che il DEF riserva alla formazione mirata a una valorizzazione del nostro ingente patrimonio artistico-culturale
è il sintomo di una visione strategica miope,
ancorata ancora a modelli economici che negli ultimi decenni,
se non ve ne siete accorti,
sono entrati in una profonda crisi sistemica
anche perchè farciti di corruzioni e carrozzoni di enti inutili, se non per gli interessi dei singoli referenti politici.

La cultura e il nostro patrimonio artistico-culturale è un traino per uno sviluppo sostenibile ed immateriale
che grazie ad un alleanza strategica con le nuove tecnologie,
con la rete, che voi tanto osteggiate,
e con l’informatica
può aprire opportunità di slancio economico mai esplorate.
Il 2,6% della ricchezza nazionale è prodotta dal settore cultura , il fatturato è di 103 miliardi di euro e sono 550 mila gli occupati del comparto culturale. Nel rapporto federculture emerge che lo stato ha ridotto ,in una decina da anni, gli investimenti per circa 700 milioni di euro.
Nonostante il nostro paese ha il maggior numero di siti dichiarati Patrimonio dell’Umanità
è solo al 28° posto per competitività nel turismo.
Programmare un serio piano d’investimenti pluriennale per i beni culturali e adeguate politiche fiscali è la priorità, inoltre vanno introdotte nuove regolamentazioni sulle licenze d’autore, che diano maggiori opportunità di lavoro e maggior prodotti e servizi culturali, prendendo atto che la fruizione dei prodotti d’intrattenimento è ormai cambiata nelle abitudini dei cittadini.

L’ex-Presidente del Consiglio Monti nella premessa al Def scrive che “Formazione, ricerca e innovazione sono aree di debolezza su cui concentrare gli sforzi”.
Le solite parole vuote
che non trovano corrispondenza nei fatti.
Nel DEF si citano i 70 milioni di euro destinati ai progetti di ricerca di rilevante interesse nazionale (bando PRIN) e quelli per i giovani ricercatori (bando FIRB),
peccato
che al solito, si omette
ancora
il corpo del reato:
un taglio di oltre il 70% delle risorse rispetto a 6-7 anni fa.
Nel Documento di Economia e Finanza mancano contenuti volti a risolvere le Reali criticità della scuola pubblica alla luce dei pesanti tagli effettuati negli ultimi venti anni. Mentre accade tutto ciò, dal 2000 al 2007,
il finanziamento alle scuole private è triplicato
arrivando a cifre pari a 545 milioni circa,
senza contare i fondi stanziati dalle Regioni e dagli enti locali per i “buoni scuola”.
Immediato deve essere il graduale spostamento delle risorse alla scuola pubblica bloccando finanziamenti diretti e indiretti alle scuole private.

I nostri ragazzi sono in pericolo. Il numero di 1076 scuole con notevoli difficoltà di bilancio lo riteniamo fortemente sottostimato, considerato che avete continuato ad infierire con ulteriori tagli al fondo MOF, fino al 2015. Si osserva, inoltre, che nel breve accenno che si fa alle misure adottate per la riqualificazione e l’efficientamento energetico degli edifici scolastici pubblici, nulla riguarda la messa in sicurezza delle infrastrutture a rischio sismico ed idrogeologico, ne l’adeguamento dei locali alle norme di sicurezza.
Ma sono in pericolo gli studenti anche a causa di un Fondo Integrativo per il Diritto allo Studio che non viene stabilizzato, che resta insufficiente, che ha meccanismi di definizione degli idonei restrittivi . Il Presidente Letta, nel suo discorso per la fiducia ha ripetuto la parola “giovani” per ben 14 volte, alla luce dei fatti è stato solo un mero esercizio di retorica.

Con decreto del 3 ottobre 2012 è stato varato un programma di edilizia scolastica che riguarda 989 edifici per un costo stimato complessivo di 111.800. mila milioni di euro.
Bene,
si direbbe,
se non fosse un programma ostaggio delle politiche di rapina al SUD e alle ISOLE, che in questi anni sono state foraggiate dalla Lega. Il Sud e le Isole con questo decreto hanno ricevuto solo il 3% delle risorse disponibili.
Si esprime FORTE disappunto sulle modalità di assegnazione dei fondi ai vari istituti, improntato sulla premialità nei confronti degli enti locali più efficienti e tempestivi in luogo dell’effettiva gravità delle condizioni delle strutture. I cittadini non possono pagare per l’incapacità o l’inettitudine degli amministratori locali.
Questa storia deve finire bisogna inserire un principio di responsabilità economica di chi amministra , le colpe dei politici non devono cadere più sulle spalle dei cittadini.
Vogliamo una crescita qualitativa per i cittadini,
per gli equilibri sociali e ambientali,
per la felicità delle comunità,
per la cultura di questo Paese.
Dobbiamo decidere che direzione debba prendere il Paese,
se vogliamo, in un economia globale, competere spietatamente al ribasso sul tema dei diritti del lavoro, della deflazione salariale, dell’attacco all’ecosistema e sui beni comuni come state facendo da anni con risultati evidenti a tutti o competere investendo in innovazione, ricerca, formazione e cultura, come vuole il MoVimento 5 Stelle con la sua risoluzione di minoranza al DEF che domani vi invito a votare.

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    sara

    Grazie all’autore del post, hai detto delle cose davvero giuste. Spero di vedere presto altri post del genere, intanto mi salvo il blog tra i preferiti.

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