Controllare l’acqua per controllare la vita


Approfondiamo alcuni aspetti del tema della ripubblicizzazione dell’acqua che in molti casi è gestito da soggetti privati che hanno come fine il profitto.

Ricevo e pubblico

Bollette sempre più salate, si investe le metà del previsto e la rete non migliora

L’ultimo rapporto della Commissione Nazionale di Vigilanza sulle Risorse Idriche (luglio 2009) ci racconta un’Italia ancora molto diversificata per la gestione dell’acqua: due terzi degli italiani sono passati al Servizio idrico integrato (con gestori privati, società miste o affidamenti ad aziende a completo capitale pubblico), mentre un terzo della popolazione continua a vivere nel vecchio regime Cipe spendendo molto meno.

Il cambiamento portato dalle nuove formule di gestione calcolato dal 2002 ha fatto lievitare il prezzo dell’acqua per le famiglie del 63%. E cosa hanno avuto in cambio i cittadini? Spiega la Co.N.Vi.R.I. (Commissione nazionale per la vigilanza sulle risorse idriche) : “la situazione delle perdite delle reti appare generalmente fuori controllo”. In media il 34% dell’acqua potabile si perde nei tubi. Un italiano su 3 subisce un approvvigionamento discontinuo ed insufficiente. Ogni cittadino del Sud ha a disposizione solo tre quarti dell’acqua che può usare chi abita al Nord e i problemi riguardano oltre un quarto delle famiglie meridionali contro un quindicesimo di quelle del Centro-Nord. Con punte di disservizio paradossali, come testimoniano molte delle vertenze in corso sui territori. Eppure i costi in questi anni sono lievitati per favorire investimenti che ammontano, sulla carta, a 29 miliardi di euro nell’arco di 20 anni per ristrutturare reti, fare fognature e depuratori. Con valori diversissimi tra i territori (dai 136 euro all’anno per abitante di Crotone all’euro di Bergamo o Cuneo). Ma solo il 56% delle opere e degli interventi previsti al 2008 sono stati realizzati, con punte del 85% per il Centro Italia (il 75% al Nord e solo il 24% al Sud e nelle Isole). […] Una geografia delle diseguaglianze e della differente capacità di gestire un bene comune per la collettività. In questi anni sotto attacco è sempre stata la gestione pubblica dell’acqua, ma i numeri smentiscono per il settore idrico la tesi del “privato fa meglio”. Altrimenti perché negli Usa l’85% della gestione sarebbe ancora in mano al pubblico? Altrimenti perchè la municipalità di Parigi a partire dal 1 gennaio 2010 ha deciso di non rinnovare il contratto di gestione del servizio idrico con Suez e Veolia, le due maggiori multinazionali dell’acqua al mondo, scegliendo di tornare ad una effettiva gestione pubblica?

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    Nunzia Bomba

    L’atto più incivile che uno stato possa commettere è “privatizzare la risorsa idrica”. Ma purtroppo non sento un’adeguata protesta. Dovrebbe essere la notizia più popolare invece…non se ne parla o comunque non abbastanza. C’è gente che neanche lo sà.
    Dar voce a questa protesta è UN ATTO DI CIVILTA’.
    Vi ringrazio…

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