Gente di mare, all’opera per la riforma del collocamento

Testo Interrogazione

Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

la riforma del collocamento della gente di mare è stata avviata con decreto del Presidente della Repubblica n. 231 del 18 aprile 2006, «Regolamento recante disciplina del collocamento della gente di mare, a norma dell’articolo 2, comma 4, del decreto legislativo 19 dicembre 2002, n. 297»;

ai sensi dell’articolo 11, comma 5, del citato decreto, è stato adottato il decreto interministeriale del 24 gennaio 2008 sulle comunicazioni dei rapporti di lavoro da parte dei datori di lavoro marittimi. Il provvedimento ha introdotto il sistema delle comunicazioni on line anche per i datori di lavoro marittimo. Pertanto, a partire dal 1° agosto 2008, tutti gli armatori e le società di armamento sono tenute a comunicare le assunzioni, le trasformazioni, le proroghe e le cessazioni con un unico modello, denominato «Unimare», valido su tutto il territorio nazionale, il cui portale è gestito dal Ministero del lavoro e politiche sociali;

il decreto legislativo n. 150 del 2015, all’articolo 27, comma 3, ha disposto che le capitanerie di porto possano svolgere attività di intermediazione tra domanda ed offerta di lavoro, in raccordo con le strutture regionali e con l’Anpal;

sulla base di specifiche convenzioni tra l’Anpal ed il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili si sarebbero dovute individuare le capitanerie di porto autorizzate a svolgere tale attività di intermediazione, prevedendo le modalità di accesso al sistema informativo di cui all’articolo 14 del medesimo decreto legislativo n. 150 del 2015. Tuttavia, da quanto segnala Anpal, la stipula delle predette convenzioni non sarebbe ancora avvenuta;

per quanto attiene allo specifico ruolo di Anpal nello sviluppo delle politiche attive e dei servizi per il lavoro per i lavoratori marittimi, il decreto del Presidente della Repubblica n. 231 del 2006 ha previsto all’articolo 5, comma 5, l’adozione di un ulteriore decreto del Presidente della Repubblica, mai adottato, attraverso il quale il personale delle capitanerie di porto – adibito agli uffici di collocamento della gente di mare – avrebbe dovuto essere trasferito alle dipendenze funzionali del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. La mancanza di tale decreto, ha probabilmente impedito la stipula delle convenzioni previste dall’articolo 27, comma 3, del decreto legislativo n. 150 del 2015;

il presidente della Confitarma, in una recente audizione in Senato in ordine all’esame della proposta del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ha auspicato che si istituisse un’anagrafe nazionale della gente di mare, nell’ambito della più complessiva attuazione della riforma del collocamento della gente di mare. L’anagrafe nazionale, aggiornata in tempo reale, dovrebbe lavorare insieme al sistema Unimare, consentendo di avere a disposizione una banca dati con il personale disponibile all’imbarco;

la riforma del collocamento e l’integrazione con Unimare permetterebbero un migliore orientamento della programmazione degli istituti scolastici, sulla base delle reali esigenze formative di mercato;

si rende necessario un confronto tra i soggetti coinvolti – Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Anpal, Mims e le capitanerie di porto – al fine di ricostruire un quadro aggiornato della materia, nonché per la interconnessione dei soggetti coinvolti con le banche dati, necessarie allo svolgimento di tale attività, ai sensi della normativa vigente quali siano le motivazioni del ritardo in ordine all’adozione delle iniziative di competenza per l’emanazione del decreto previsto dall’articolo 5, comma 5, del decreto del Presidente della Repubblica n. 231 del 2006 e alle conseguenti convenzioni tra Anpal e Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, propedeutiche all’individuazione delle capitanerie di porto autorizzate a svolgere attività di intermediazione tra domanda e offerta di lavoro marittimo –:

quale sia lo stato di attuazione delle linee di indirizzo del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, con particolare riferimento al completamento ed all’attuazione della riforma del collocamento della gente di mare.

Risposta Interrogazione


Con il presente atto parlamentare viene richiamata l’attenzione sul collocamento della “gente di mare”.
L’art.3, co. 3,lett. b) del d.lgs n. 150 del 2015, prevede infatti che il Ministero del lavoro adotti “linee di indirizzo per l’attuazione della normativa nazionale in materia di politiche attive del lavoro, servizi pubblici per lavoro, ivi comprese quelle inerenti il collocamento della gente di mare di cui al decreto del Presidente della Repubblica del 18 aprile 2006, n 231, di concerto con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti”.

Al riguardo, giova evidenziare che la mancata adozione del regolamento previsto dall’art 5, comma 5, del DPR n. 231 del 2006, che disciplina la materia, rende sostanzialmente impossibile ogni attuazione della medesima, considerato che il presupposto è il trasferimento della dipendenza funzionale degli uffici di collocamento della gente di mare in capo al Ministero del lavoro e delle politiche sociali.

Attualmente presso il Ministero delle politiche sociali non esistono strutture con competenze in materia di politiche attive o di servizi per l’impiego e pertanto non è possibile alcun trasferimento.

Ad oltre quindici anni dal varo della disciplina in parola, quindi, non sembra che l’adozione di eventuali linee di indirizzo possa rappresentare un avanzamento della disciplina, essendo necessario valutare piuttosto le ragioni della mancata adozione del principale atto d’attuazione e l’eventuale opportunità di una revisione del quadro normativo.

Pertanto, si concorda con l’Onorevole interrogante nell’esigenza di avviare un approfondimento con le strutture coinvolte e un confronto con i soggetti interessati per meglio orientare le finalità originarie della norma e aggiornare un modello pensato nel 2006 e oggi non più attuale.

Tale istanza sarà certamente oggetto di valutazione e attenta considerazione nell’ambito della realizzazione dei progetti dei PNRR per il potenziamento delle politiche attive, nonchè alla luce della prevista riorganizzazione del Ministero del lavoro che ha previsto l’istituzione di una direzione generale con competenza specifica in materia di politiche attive del lavoro.