“CARI PROF, SCEGLIETE LA SCUOLA DEL FARE E NON QUELLA DELLA FINZIONE”, LEGGI L’INTERVISTA!

 

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La mia intervista sul Focus di TuttoScuola.

l M5S lancia il modello delle ‘scuole diffuse’

Il tempo, lo spazio e le tecniche pedagogiche di insegnamento: sono i tre pilastri alla base della mia proposta di legge, con la quale il M5S vuole introdurre il modello di scuole diffuse. Il dato di fatto è che il sistema didattico italiano è anacronistico, fermo com’è ai decenni trascorsi. Quello che noi vogliamo fare è invertire il paradigma imperante e dare così, finalmente, a studenti e insegnanti nuovi strumenti per rendere la scuola un luogo in simbiosi con il resto della società e non, come avviene ora, costretto ai suoi margini”. Sono parole del deputato pentastellato Luigi Gallo nel corso del convegno da lui stesso promosso alla Camera con il titolo “Nuove frontiere della Didattica Innovativa”.

Tre pilastri, dunque, per il modello delle scuole “diffuse”: spazio, tempo, tecniche pedagogiche. Esaminiamoli distintamente per comprendere se si tratta di effettive novità.

Relativamente allo spazio”, spiega Gallo, “vogliamo incentivare l’uso di quelli esterni. Basta con le solite quattro pareti tra le quali sono costretti per anni e anni gli studenti, bisogna uscire e interagire con il mondo: biblioteche, università, spazi della cultura sono spazi nei quali si potrebbero anche svolgere lezioni”. Un’idee condivisibile per chi, come Tuttoscuola, si batte da anni per un modello di “scuola aperta” (è una delle “Sei idee” lanciate dalla rivista nel settembre 2013), ma che per non restare generica andrebbe accompagnata da una serie di concrete proposte operative su diversi versanti: economico, organizzativo, pedagogico e così via.

Quanto al pilastro del “tempo”, il parlamentare del M5S ne parla in questi termini: “Vogliamo che la scuola diventi un luogo centrale nell’ambito sociale e uno spazio di aggregazione, quando gli ambienti non sono dedicati alle normali attività scolastiche”. Si tratta di una proposta strettamente legata alla precedente, anch’essa condivisibile (e dai noi caldeggiata da tempo) ma bisognosa di una più concreta analisi di fattibilità.

Infine, terzo pilastro, gli strumenti pedagogici: “I docenti oggi non hanno a disposizione”, afferma Gallo, “né gli strumenti formativi né il materiale idoneo per applicare un approccio positivo, e non punitivo, nei confronti degli studenti e delle situazioni di criticità”. La proposta del M5S è quella di  “istituire task force regionali, investendo 300 milioni di euro all’anno, che dovranno supportare l’attività di docenti e dirigenti scolastici”. Un impegno organico in questa direzione sarebbe da guardare con interesse. Si tratta di capire chi farebbe parte di queste task-force (le università, gli ispettori, gli esperti delle associazioni professionali, altri?) e a quale modello pedagogico si ispirerebbero.

Proposte interessanti, condivisibili in linea di principio, non del tutto nuove, in parte (come enunciazioni) contenute anche nella legge 107, che abbisognano però di una meglio definita dimensione progettuale.

La scuola a cinque stelle: al centro la didattica “avanzata”

Cambiare la scuola dal di dentro, attraverso una “rivoluzione” che sia prima di tutto didattica e pedagogica. Non un cambio degli ordinamenti, come ad esempio fu il passaggio, comunque storico, dai programmi alle indicazioni, né un cambiamento tecnico o semplicemente organizzativo. La proposta di legge del Movimento 5 Stelle sulla scuola, primo firmatario il deputato Luigi Gallo, intende rivedere completamente il modello scolastico attuale, da lui definito “anacronistico” con l’intenzione non solo di svecchiare la scuola, ma anche di migliorare la proposta formativa e didattica, rendendola più attuale e concreta.

La proposta di legge del m5s propone la creazione “presso ogni regione, (di) articolazioni territoriali, denominate nuclei per la didattica avanzata (NDA). L’assegnazione delle sedi per gli NDA, con le relative infrastrutture, è individuata d’intesa con le amministrazioni e gli enti locali interessati, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. I nuclei hanno lo scopo di esercitare autonomia di ricerca, sperimentazione e sviluppo tenendo conto delle esigenze del contesto culturale, sociale ed economico delle realtà locali”. L’obiettivo è creare una task force di esperti in grado di accompagnare i docenti verso una nuova idea di scuola che sia in rete con il territorio e con la società stessa, ma soprattutto che possa rispondere alle richieste e ai bisogni degli alunni e delle loro famiglie. Per fare questo la proposta del Movimento cinque stelle apre le porte a una nuova organizzazio ne spazio temporale, quella delle scuole aperte (di sabato, d’estate, nel pomeriggio, ecc) e delle scuole diffuse (lezioni all’aperto, possibilmente nei parchi, ma anche nei musei e nelle biblioteche, anche per  promuovere la dimensione della didattica esperienziale).

In questo modo la scuola “apre al tessuto cittadino, accogliendo la popolazione e diventando uno snodo cruciale di aggregazione sociale; si offre alla funzione di realizzazione di percorsi di integrazione per le comunità straniere e per gli alunni con disabilità o con bisogni educativi speciali e di contrasto alla dispersione scolastica; ridona centralità alla figura dei genitori, che possono unirsi e confrontarsi in network aperti, e delle associazioni presenti sul territorio che, come comunità, sperimentano nuove forme di relazione improntate alla responsabilizzazione, alla fiducia reciproca e allo sviluppo di nuovi strumenti educativi, di nuove tecnologie e di una didattica innovativa”.

Per realizzare tutto questo si prevede di stanziare un fondo di 300 milioni l’anno, al fine anche di sostenere la formazione dei docenti e trasformare questa proposta di cambiamento in realtà concreta, attraverso la creazione dei Nuclei per la Didattica Avanzata.

Sono molte le spinte, anche all’interno della classe docente stessa, che vorrebbero un cambiamento del fare scuola, attraverso una rivisitazione della didattica e dell’idea stessa di istituzione scolastica. Cambiare il tempo e gli spazi della scuola può costituire una risposta a questa domanda di cambiamento, così come una formazione in grado di sostenere e accompagnare i docenti appare inevitabile. C’è da chiedersi se i fondi impiegati siano sufficienti, se l’innovazione proposta abbia basi organizzative, strutturali e didattiche adeguate e se il cambiamento che la scuola richiede sia legato agli aspetti proposti. Ma soprattutto ci chiediamo se la scuola sia pronta a mettere da parte un modus operandi, che anche se criticato e considerato da molti come vecchio, sembra veramente difficile da superare.

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