La cultura deve condizionare il modello economico

CITAZIONENUOVA

Se fino a oggi si è detto che è la cultura che si deve adeguare al sistema economico, noi diciamo che questa visione va rovesciata. Sono la cultura e l’ecosistema che devono tracciare il percorso di sviluppo e condizionare il modello economico. Perché il modello che abbiamo ereditato è quello che ha portato alla crisi mondiale del 2008. Nel periodo 2008-2010, mentre si registrava un calo occupazionale in tutti i settori, l’unico che è cresciuto dello 0,7 per cento è stato quello culturale.

Buffer Zone
Abbiamo pensato a un progetto di comunità, a una visione d’insieme e abbiamo bocciato il progetto del Pd che voleva l’hub, dal costo di 30 milioni di euro che sarebbe diventato il solito pozzo dove mettere risorse pubbliche e non avrebbe risolto nulla. Non dobbiamo dire no a tutto, smantellare tutto e ripartire da zero. Però bisogna che ci sia un piano di visione di sviluppo del territorio. Le aree vanno riqualificate per accedere ai beni culturali di un territorio e infatti nel nostro piano c’è il potenziamento delle ferrovie.

Per un distretto culturale
Quello che manca in Italia è la mancanza di una visione. La priorità è comunicare all’esterno che qui esiste un distretto culturale. E questo si fa creando un’infrastruttura immateriale, cioè digitalizzando i beni culturali del territorio, metterli a disposizione dell’impresa che vuole costruire e creare un’esperienza o un percorso turistico, creare un biglietto integrato tra siti da visitare e mezzi di trasporto. Di fondamentale importanza sarà anche il recupero delle Ville Vesuviane

Il ruolo della Campania
Il governo ha investito 12,5 milioni per le Fondazioni lirico-sinfoniche. Noi vogliamo che la Campania torni a essere protagonista in questo settore perché non ha un Istituzione concertistico-orchestrale (Ico). Ha destinato poi 4 Milioni per la digitalizzazione del patrimonio culturale: il precedente governo diceva che siccome lo Stato non ha i soldi per fare la digitalizzazione, quella relativa ai beni culturali andava affidata a un privato. Invece è proprio l’opposto. Oggi il potere principale sui cittadini si esercita attraverso la conoscenza e il sapere. Quindi lo Stato deve essere protagonista nelle infrastrutture legate alla conoscenza e alla cultura.

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