Libro

Proviamo seriamente a pensare un modo di educare che vada al di là della scuola così come la conosciamo. Proviamo a immaginare che non esistano più edifici chiusi e muri dove i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze restino confinati per il tempo della loro educazione ma che quei muri, come certi giochi di carta, improvvisamente pieghino le loro pareti verso l’esterno, per lasciare che i loro reclusi escano fuori, si mescolino al mondo, sciamino per le strade, anche solo per percorrerle, guardandosi in giro, vedendo e toccando, riempiendo l’aria dei loro corpi e dei loro respiri, del loro camminare e correre, del loro muoversi colorato. Proviamo a immaginare, non costa nulla no?

Confinati intere giornate in luoghi eteroimposti come le aule scolastiche, affidati a libri di testo dalle strutture rigide e marmoree dove ogni sapere viene omogeneizzato, ogni differenza smussata, dove tutto si riduce a un unico monolinguaggio, la neolingua dei manuali, appunto –, sorvegliati di continuo, i bambini vivono separati dal mondo, sradicati dalla storia della loro città, dalla cultura che li circonda, costretti ad allinearsi alle leggi della passività, del premio e della sanzione, della competizione, della minaccia, della dipendenza, sudditi prima ancora di averne coscienza.
Qualsiasi innovazione culturale, didattica e formativa rischia di essere soffocata da protocolli di sicurezza, permessi dei dirigenti scolastici, regolamenti d’istituto, circolari ministeriali, leggi scritte da persone più interessate ad avvantaggiare l’istruzione privata a pagamento piuttosto che al potenziamento di quella pubblica.
Ancor peggio, laddove si spaccia per innovazione didattica l’adeguamento del sistema scolastico alle regole del libero mercato, della concorrenza sfrenata, dell’organizzazione aziendale, come se le migliaia di ricerche scientifiche sociali, pedagogiche e nel campo della neuroscienza non avessero alcun valore.
Ecco così i bambini diventare la fotocopia dei difetti degli adulti, mentre le loro attitudini e la loro energia vitale si appannano C’è, invece, tanto bisogno della luce che i bambini sono capaci di proiettare su tutti noi, sulle regole della nostra società per renderci migliori, prima singolarmente e poi collettivamente.
Oggi, però, si assiste a fermento speciale nella società, l’emergere di nuove forme produttive 
economia circolare, share economy, modelli energetici diffusi ed ecologici, nuove forme di trasporto collettivo e condiviso incoraggia altresì ripercussioni positive nell’istruzione, così che si riscontrano tracce di modelli educativi fortemente innovativi sia all’estero sia in Italia.
La direzione da prendere è quella di una
vera e propria rivoluzione culturale.
È quanto auspicano gli autori del libro
Educazione diffusa, il deputato Luigi Gallo e il docente Paolo Mottana, che mettono al centro di questo cambiamento radicale la forza propulsiva del bambino.
Molto si può fare per invertire la rotta, nulla, se non si comincia dall’educazione diffusa, smettendo di accanirsi su
cosa insegnare come accaduto finora nell’ozioso dibattito attorno al bailamme delle materie scolastiche e concentrandosi piuttosto su come farlo.
Solo così, si potrà prendere congedo da una società della frustrazione per entrare in una
società del ben-essere.

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