Acqua, PNRR: bisogna destinare fondi anche alle aziende del sud

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L’aumento della privatizzazione dei servizi pubblici locali è un rischio emerso prima del decreto Concorrenza. Una circolare del ministero della Transizione ecologica del 12 maggio 2021 ha acceso un campanello di allarme nel Forum italiano dei movimenti per l’acqua pubblica, che ha lanciato una mobilitazione con la campagna “la carovana dell’acqua”, iniziativa che il 20 novembre vedrà una tappa nazionale a Napoli, con corteo e assemblea pubblica, chiamando alla partecipazione i sindaci, le parrocchie, le scuole e tutte le realtà che sostengono l’impegno per l’acqua bene comune, a cui parteciperò con convinzione.

Link alla mia interrogazione: https://aic.camera.it/aic/scheda.html?numero=5/06908&ramo=CAMERA&leg=18


La scelta di resistere alla privatizzazione del servizio idrico, garantita anche dalle norme europee che permettono la gestione in house, non può essere utilizzata per sottrarre risorse al Sud. La Commissione europea ha invece chiesto all’Italia di intervenire sul water service divide per la scarsità dell’acqua, della depurazione, degli investimenti al Sud e che costituisce l’obiettivo principale della Missione 2 del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Questi obiettivi, però, sono fortemente messi in discussione dalle prime mosse del Mite sui fondi da stanziare per i servizi idrici, che penalizzano fortemente il Mezzogiorno e determinano una malsana accelerazione verso le gestioni industriali delle multiutility escludendo fondi per tutti gli altri. Un ricatto che ci chiede o di rivolgerci agli operatori privati nel centro-nord o di restare per sempre in emergenza non è accettabile, i soldi del Pnrr devono arrivare anche alle aziende pubbliche che gestiscono l’acqua del Sud Italia