Il voto sul Salvini e il caso Diciotti ha aperto una ferita importante nel Movimento, che non va trascurata e ancor meno liquidata come si sta facendo in queste ore. Il 41% dei nostri militanti ha votato a favore del processo, è un numero enorme visto che vari esponenti di governo si erano espressi in modo opposto: tra noi c’è una divisione netta, non ci sono dissidenti da accompagnare alla porta. Ci vuole più rispetto per chi voleva restare coerente con i nostri principi e dire sì alla richiesta dei magistrati: quel 41% è, insieme ai risultati delle regionali in Abruzzo, un campanello d’allarme che suona e dice che dobbiamo raddrizzare il lavoro del governo.
Votare no al processo a Salvini è stato un errore?
La nostra identità prevedeva di fare questa scelta a occhi chiusi: si dice sì ai magistrati così come nelle liste si mettono solo incensurati. Non c’era bisogno di dividerci su questo. Ha pesato il fatto di essere sotto ricatto della Lega.
Un ricatto sulla spravvivenza del governo?
Non si può andare avanti con continui ricatti. Salvini ha nella lega la sua organizzazione militare, noi siamo un’altra cosa: un movimento partecipato che deve ricominciare a confrontarsi.
E far cadere l’esecutivo?
Ci dobbiamo stare ma con le nostre idee. E farle pesare. Quel 41$ dice che il Movimento deve ritrovare la sua identità. Penso ai temi ambientali, agli investimenti su scuola e università. Spesso alcune battaglie si danno perse in partenza, si delega alla Lega. Noi dobbiamo riprenderci i nostri temi, far pesare che abbiamo una visione differente. Anche sull’immigrazione. Su ambiente e istruzione, ora serve un cronoprogramma serio di interventi.
Il vostro senatore Giarrusso ha difeso la scelta sulla Diciotti: era la linea del governo.
Non condivido. È giusto che i migranti vengano ridistribuiti tra i Paesi europei. Ma la strada per arrivarci non deve essere per forza la chiusura dei porti, soprattutto se si rischia di violare leggi e convenzioni internazionali.
Paola Taverna ha invitato i dissidenti ad uscire.
Espressione infelice che testimoniano che non abbiamo ancora imboccato la strada giusta. Da ora in poi quel 41% ha intenzione di mobilitarsi.
In che modo?
Ci vuole rispetto per la nostra storia e per un programma votato da 11 milioni di Italiani. Se al governo modifichi tutti i tuoi principi non sei più il M5S.
La leadership di Di Maio esce indebolita dal voto sulla Diciotti?
Mi interessa poco, per noi il leader è il programma, non vorrei un partito personale.
Il leader è ancora il programma?
Per tanti di noi è ancora così