Apriamo tutte le porte culturali, in particolare quelle per i minori a rischio

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Noi siamo gli sfigati della cultura, diciamocelo.
La cultura ha sempre un posto di secondo piano, non ha sale stampa vicino, non un palco in cui parlare di cultura per diffondere il massaggio sulle reti nazionali.
Siamo quei pazzi che hanno pensato che c’è una strada da percorrere e che, purtroppo, non tutti riescono a vedere perché interessati a cose subito tangibili e subito proficue.
Noi vogliamo parlare dell’anima e del cuore di una società. Cultura è tradizione, percorso, visione, ideologia, direzione. Senza la cultura potremmo tranquillamente sostituire le persone con dei robot che abbiano la facoltà di fare cose. Probabilmente però non otterremo le stesse bellezze che abbiamo costruito nella storia, che continuiamo a costruire nel Paese.
Sicuramente la cultura non è riconducibile a uno slogan, ed è per questo più complessa da decodificare e da rendere virale, ciò nonostante lì risiedono la nostra passione e il nostro impegno ed è importante ribadirlo.

Quello che si sta facendo sul fronte della cultura rappresenta segnali che servono a indicare direzioni.
La legge sull’accesso aperto alla ricerca scientifica, nata tra gli scienziati, dice sostanzialmente che se un ricercatore produce una ricerca, questa non può essere proprietà di una rivista costosissima e inaccessibile ai più, ma deve diventare di dominio pubblico. Abbiamo, infatti, previsto la creazione di un motore di ricerca del Ministero dell’istruzione che ci permetta, con la digitazione di una parola, di ritrovare tutte le ultime ricerche afferenti a quella parola, magari dal CNR, dall’Enea.
Questa è la base per costruire una conoscenza consapevole, capace di diffondere cultura di un certo livello e che dia la possibilità a tutti noi di diventare più consapevoli per agire diversamente sulla realtà.

L’altro pezzo importante è stato varato alla Camera con la legge quadro sulla lettura. Un percorso iniziato negli anni precedenti con il PD che ha portato avanti una proposta di legge sul libro.
Il cambiamento culturale che noi del M5S abbiamo proposto è stato rendere quella legge sul libro, una legge quadro sulla lettura.
Perché oggi siamo immersi in mondi completamente diversi da anni fa, oggi la lettura digitale è anche collettiva, soprattutto per i bambini come misura per l’apprendimento della lettura.
È scientificamente provato che un bambino immerso, anche a zero anni, in un contesto collettivo di lettura, arriva ai suoi primi anni di infanzia che è già in grado di leggere e scrivere.
Parliamo anche di biblioteca e di come mettere in rete le biblioteche scolastiche, pubbliche con spazi vivibili e attivi nel sociale.
Quando incontrai i rappresentanti dell’associazione librai, una categoria oggi in difficoltà, ho ribadito loro che era necessario garantirgli un sostegno perché costituiscono un presidio culturale importante, ma ho anche aggiunto che il loro mondo sta velocemente cambiando e che va la loro funzione sociale di incontro, cambio, intelligenza collettiva, va preservata.
Nella proposta di legge sulla lettura è stata inserita una card contro la povertà educativa e culturale, una grossa battaglia che deve diventare forte come il reddito di cittadinanza.
Sapete, il reddito di cittadinanza è arrivato a persone che non sono nemmeno consapevoli dei processi attivati per il sussidio. C’è un’assenza così forte di presidi culturali, servizi sociali che non hanno nemmeno compreso la funzione del reddito di cittadinanza.
Per elevare le persone e renderle cittadini consapevoli è necessario agire sulla povertà culturale.

Pensate che noi abbiamo 1,8 di bambini e bambine, ragazzi e ragazze che si trovano in una condizione di povertà assoluta, una povertà che si aggancia automaticamente alla povertà educativa e culturale. Questo cosa significa? Che c’è un’altissima percentuale di ragazzi che non accede a una mostra, a un evento musicale, a un’opera teatrale, che non legge un libro, che non fa sport. Parliamo di questo quando parliamo di povertà educativa e culturale.
Noi abbiamo inserito questa misura mettendo 1 milione di euro da parte dello Stato, che è pochissimo, una delle battaglie sarà infatti in legge di bilancio per aumentare tali risorse.
Ma non è tutto, abbiamo inserito anche un principio, quello per cui anche i privati cittadini, associazioni, aziende possano contribuire a tale battaglia con delle piccole donazioni, diventando soci del Ministero dei Beni culturali sulla battaglia alla povertà educativa.
Il fine ultimo è quello di smuovere le coscienze di tutti i soggetti, istituzioni e cittadini, per dare la massima importanza a un tema collegato a tantissimi aspetti della vita e che davvero può fare la differenza per il cambiamento del Paese

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