Un appello ai cittadini: rinnoviamo i sindacati come abbiamo fatto con la politica

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Sono abbastanza sconcertato dalle dichiarazioni dei sindacati generali di questi giorni e di questi mesi. Non parlo di quelli della scuola ma di quelli dell’industria privata. Ormai non riesco più a distinguere, quando li ascolto in tv o leggo le dichiarazioni sui giornali: le rivendicazioni dei leader dei sindacati da quelle di Confindustria. Mi sembrano sempre più o meno simili: pro Tav, pro investimenti in infrastruttura a prescindere, anche opere che devastano, cementificano, basta un po’ di PIL in più. Sindacati vecchi, come le imprese. Legare il PIL all’occupazione è roba da dopoguerra mentre i soldi per le grandi opere finiscono in inchieste o in corruzione.
Sinceramente oggi mi aspetto un intervento qualitativamente più alto da parte di tutti e mi stupisce che i sindacati non si concentrino sul BES (benessere equo e sostenibile) guardando all’occupazione con una netta cesoia con l’assurda religione del PIL, del cemento, della devastazione. Mi stupisce che loro non chiedano alla politica di spingere sui parametri della qualità della vita, del tempo libero, del benessere, della cultura, dell’industria immateriale.
Un sindacato che diventa fotocopia sbiadita di Confindustria non serve al nostro Paese. Per quello abbiamo già PD e Forza Italia che rivendicano un modello economico vecchio, lo stesso modello che ci ha portato alla crisi del 2008 che è ancora qui presente perché non abbiamo cambiato modello.
E’ tempo di un cambiamento forte in politica, di idee brillanti che salvino il nostro Pianeta e trovino le soluzioni per una qualità di vita decente per tutti i cittadini. Partendo dai problemi di povertà, di vivibilità, di impresa ecologica, immateriale, culturale, sociale, educativa che non sono legati al PIL ma anzi, sono proprio scaturiti da questo sistema economico che ha fallito.

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