LA MIA PROPOSTA DI LEGGE PER UNA SCUOLA APERTA E DIFFUSA, LA MIA INTERVISTA A ORIZZONTE SCUOLA

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Il M5S lavora da diversi mesi a una proposta di legge su “Istituzione dei nuclei per la didattica avanzata e introduzione di progetti di scuola aperta e di scuola diffusa negli istituti scolastici di ogni ordine e grado” (2934)”.

Prima del deposito effettivo alla Camera, che avverrà nei prossimi giorni, la proposta è stata migliorata grazie ai suggerimenti ricevuti dalla ‘base’ sulla piattaforma Lex ed è in questi giorni sottoposta a un ultimo limae labor. Ne abbiamo parlato col primo firmatario, il deputato Luigi Gallo.

Onorevole, con questa Pdl chiedete lo stanziamento di 300 milioni di euro all’anno a sostegno di progetti innovativi come ‘scuola senza zaino’ o ‘book in progress’ e soprattutto per l’istituzione di NDA, Nuclei per la Didattica Avanzata, senza oneri per la finanza pubblica. Ne farebbero parte docenti di scuola (esonerati dal servizio), ma non solo, parlate anche di docenti universitari, con mandato quinquennale. Che cosa si dovrebbe fare quotidianamente in questi nuovi ‘uffici’? Solo progettazione e ricerca? Invece la presa in carico dei laboratori e delle attività riguarderebbe associazioni e fondazioni esterne?

“C’è un’esigenza diffusa sul territorio nazionale che parte dal basso, che chiede di migliorare le pratiche educative e didattiche nella nostra scuola, ma in questo ventennio i partiti politici che si sono susseguiti alla guida del Paese hanno lavorato a tagli e a un impoverimento della scuola. Di riflesso, i docenti e il personale delle scuola sono stati ghettizzati e lasciati soli a risolvere tutti i problemi quotidiani, sia educativi che pratici. E’ necessario invertire la rotta mettendo in collegamento stretto il mondo della comunità scientifica, delle migliori esperienze educative con i lavoratori della scuola. Per farlo serve un’équipe di esperti che vada nelle scuole e faccia formazione sul campo, durante le ore di lezione ordinarie. Questo non è mai accaduto in Italia perché il mondo accademico non si è mai sporcato le mani sul campo e difficilmente è passato dalla teoria alla pratica, tuttavia in Italia ci sono esperienze straordinarie che mostrano che tante pratiche educative sperimentate e applicate in alcune scuole sono efficaci. Una didattica innovativa può avvalersi di organizzazioni esterne e tessere rapporti con il territorio, ma con obiettivi educativi ben chiari e con il coinvolgimento democratico di tutti gli attori, dai docenti ai genitori, dagli studenti agli enti locali, nel rispetto dei vincoli di trasparenza e della pubblicità dei lavoratori della pubblica amministrazione”.

Che cosa intende precisamente col concetto di scuola diffusa o di scuola aperta? Strutture aperte fino a sera e anche in estate? Aperte a chi?

“Per scuola diffusa intendo un modello di scuola che non si pratica più solo nelle classiche aule scolastiche, ma che sempre più vede i luoghi culturali e naturali delle città come Luoghi di Formazione. Un parco pubblico può diventare uno spazio eccellente per fare la propria lezione di Scienze e un sito culturale essere perfetto per una lezione di storia. Sono esperienze che già si fanno in piccolo, ma altra storia è renderle sistematiche ed incentivarle. Allo stesso tempo gli spazi di una scuola oggi sono sottoutilizzati, ma con un minimo di finanziamento potrebbero, invece, diventare risorse per il territorio. Qualche esempio? Un corso di computer per anziani fatto coinvolgendo il personale docente oppure uno spazio pubblico per i giovani in territori in cui scarseggiano luoghi di aggregazione. E’ chiaro che nelle decisioni i docenti vanno coinvolti”.

Oggi le attività complementari ai Pof sono sottoposte all’esame del collegio dei docenti, con conseguente inserimento nel piano dell’offerta formativa. La vostra Pdl integrerebbe o eliminerebbe qualche passaggio nel raccordo con le istituzioni scolastiche?

“Il collegio docenti e i processi democratici nella scuola devono essere valorizzati, c’è però un deficit di democrazia nel coinvolgimento della comunità dei genitori e degli studenti, che non possono essere visti solo come clienti. Vogliamo che le scuole siano obbligate a recepire le proposte di studenti e genitori, ma spetta ai docenti confezionare le proposte in percorsi con fini educativi chiari e utili all’intera comunità scolastica e territoriale”.

La componente genitoriale è stata valorizzata dalla 107, qualcosa di buono questa legge ce l’ha allora…

“I genitori sono stati coinvolti solo nel comitato di valutazione. Una scelta che noi abbiamo avversato. La valutazione, secondo il PD, servirebbe a premiare un docente con un bonus in denaro attraverso una somma che, tra l’altro, è ridicola. La comunità scientifica, attraverso diverse ricerche internazionali, fa rilevare che rispetto ai  lavori cognitivi la premialità in denaro non porta ad avere un lavoratore più efficace. A tal proposito, io sono il primo firmatario anche di una risoluzione che chiede la sospensione del comitato di valutazione, un organo interno alla scuola che, per come è stato concepito, mina i principi di libertà di insegnamento, pluralismo e democrazia nel mondo scolastico”.

Nella proposta di legge si parla di lezioni all’aperto, nei parchi pubblici, almeno una volta a settimana, con riferimento alla outdoor education. Ci vuole spiegare meglio?

“All’aperto si consente ai bambini e ai ragazzi di esprimere numerosi linguaggi (ludico, motorio, emotivo-affettivo, sociale, espressivo, creativo). Si può costruire un percorso di lezioni su Scienza dell’alimentazione ad esempio, ma anche lezioni di matematica. Esperienze possibili se c’è una formazione graduale e potenziata per i docenti con tecniche concentrate sul saper fare. Si può fare letteratura ed utilizzare linguaggi teatrali per affascinare e coinvolgere i ragazzi a pieno nell’apprendimento. Esperienze del genere non possono essere solo eccezioni, ma devono diventare la normalità nella scuola”.

Mi scusi, se diventassero proprio la normalità instilleremmo nelle giovani generazioni l’idea che si impara, e che si lavora, solo giocando, in ambienti che stimolano la creatività, e che non è necessario alcun tipo di sforzo o di sacrificio o di frustrazione per raggiungere un obiettivo.

“La Montessori arrivò in America quando le scuole erano dominate dalle regole del rigido autoritarismo dalla cattedra, eppure molti americani si lasciarono conquistare dalla proposta pedagogica di lasciare spazio alla creatività innata dei bambini, favorendo attraverso il gioco il carattere e i diversi tempi di apprendimento di ciascuno. Oggi tra i figli montessoriani troviamo una nutrita schiera di protagonisti del web come Jeff Bezos, fondatore di Amazon, Jimmy Wales, il creatore di Wikipedia e, soprattutto, Larry Page e Sergey Brin, inventori di Google, che ha cambiato non solo l’America ma la vita di tutti noi. Non stiamo dicendo di voler fare una scuola tutta e solo all’aperto, dove scompaiono le attività tradizionali, ma è forse il caso che iniziamo a prendere in considerazione più seriamente la letteratura scientifica sull’intelligenza emotiva, le intelligenze multiple e le nuove scoperte sulla neuroscienza, che aprono nuove frontiere in campo educativo”.

A proposito di metodo Montessori, sappiamo che in questi giorni ha avuto un confronto con soggetti impegnati nel campo pedagogico come, per l’appunto, Fondazione Montessori, Educazione Libertaria, Asili Nel Bosco, Rete di Coop. Educativa. Quali sono state le critiche alla vostra proposta di legge e quali, invece, gli aspetti considerati realmente innovativi e condivisibili?

“La proposta di legge ha appena terminato anche il percorso su LEX, lo strumento del M5S con cui raccogliamo i commenti di tutti gli iscritti al Movimento e che fa partecipare concretamente i cittadini nella scrittura di una legge. Molte delle modifiche che sono arrivate dalla rete sono state anche le richieste fatte dai soggetti che abbiamo coinvolto a questo primo tavolo di lavoro. Sugli NDA, Nuclei per la Didattica Avanzata, la rete di esperti a sostegno delle scuole, si è convenuti che non può essere costituita solo da docenti, ricercatori e professori universitari ma deve coinvolgere anche educatori, pedagogisti, psicologici ed esperti ad ampio raggio nel settore dell’educazione. Tutti hanno apprezzato l’impegno e l’attenzione che il M5S, che una grossa forza politica del Paese, sta mettendo in campo pedagogico ed educativo verso un modello che promuove il cittadino critico, attore della trasformazione della società e non uno studente-consumatore o uno sfruttato-precoce ostaggio dei finanziamenti delle Multinazionali come vuole il governo del PD”.

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