Sulla vertenza dei marittimi ora serve la volontà politica di intervenire sulle agevolazioni fiscali

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Ieri mattina, con il consigliere comunale di Torre del Greco Ludovico D’Elia e con una delegazione di lavoratori marittimi di Campania, Sicilia, Calabria e Liguria ho incontrato, nella sede del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti a Roma, Enrico Maria Pujia e Stefania Moltoni della direzione generale per il Trasporto Marittimo e per le Vie d’Acqua Interne. I lavoratori in vertenza denunciano da tempo una riduzione delle assunzioni di personale italiano a causa di una cospicua differenza del costo della manodopera tra i lavoratori comunitari e gli stranieri. 

Dall’incontro è emerso che le soluzioni ci sono ma è necessaria la volontà politica di intervenire sulle agevolazioni fiscali, data l’assenza di vincoli comunitari che potrebbero impedirlo. Il settore degli sgravi è attualmente gestito da armatori e sindacati, come demanda la legge 30 del ’98, eppure l’accordo preso dalle due parti non va a garantire i lavoratori italiani che da diversi anni, in decine di migliaia, non trovano più impiego nel settore marittimo.

Con gli accordi del 2001, infatti, i sindacati hanno concesso deroghe agli armatori, dando a questi ultimi la possibilità di imbarcare, in mancanza di forza lavoro italiana, personale extracomunitario.

La realtà è che manca un vero controllo e censimento dei lavoratori marittimi italiani e non si tiene conto della crisi occupazionale che sta interessando il settore. Anche sulla formazione si può agire per risolvere le storture: con una concertazione seria in merito alla formazione si garantirebbe continuità agli armatori ed assunzioni certe per i marittimi. Un risultato l’abbiamo ottenuto a seguito della richiesta del Movimento Cinque Stelle di monitorare la convenzione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, i primi risultati di questo monitoraggio saranno pubblicati già nel mese di giugno. 

Il prossimo passo è l’instaurazione di un tavolo di concertazione tra le parti, associazioni di categoria ed armatori, perché un nuovo accordo è possibile e le misure da prendere per risolvere la vertenza non andrebbero a gravare sugli armatori. Qualora il tavolo dovesse saltare, l’unica strada da percorrere per risanare il comparto e tutelare il lavoro dei marittimi italiani sarebbe quella parlamentare e spero che il M5S non resti il solo a difendere i lavoratori italiani. Un primo passo è stato già fatto, con una mozione che ho presentato alle Camere lo scorso anno, ma continueremo il nostro lavoro.

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